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Istituto Ardizzone Gioeni, Catania

Sono trascorsi cento anni dal giorno in cui Vittorio Emanuele III e Margherita di Savoia hanno inaugurato l’Istituto per Ciechi di Catania, opera voluta dal barone Tommaso Ardizzone Gioeni.

Dall’inizio della sua attività l’Ente ha avuto come scopo, così come enunciato dall’art. 2 dello Statuto, approvato con R.D. 2 agosto 1912, di “accogliere i giovani ciechi di ambo i sessi e provvedere gratuitamente, secondo i propri mezzi al loro mantenimento, alla loro educazione morale e fisica ed alla istruzione letteraria, musicale ed industriale, nonché ricoverare gratuitamente, mantenere ed educare nella morale i ciechi adulti di ambo i sessi”… In quasi un secolo di attività sono passati dall’Istituto centinaia di persone non vedenti, bambini, giovani in età scolare, anziani che hanno trovato qui quella continua assistenza e cura che, istituzionalizzata, si distacca dal concetto di pura beneficenza.

A distanza di quasi cento anni è mutato il contesto storico, sociale e poitico. Sono radicalmente cambiate le condizioni di vita degli stessi non vedenti. Tuttavia negli anni non è certamente venuta meno la funzione del’Istituto: gli scopi dell’Ente sono stati perseguiti e adattati secondo i nuovi orientamenti dottrinali della più moderna tiflologia e secondo le direttive ed i principi delle più recenti leggi che disciplinano la materia e, pur nel nuovo contesto, si attesta pronto a dare nuove risposte alle esigenze delle persone non vedenti e in particolare dei ciechi pluriminorati creando all’interno dello stesso Istituto una struttura idonea a fornire a ciascuno di loro cura, assistenza e recupero funzionale svolgendo inoltre il complesso delle proprie attività in rapporto di integrazione e collaborazione con le strutture e i servizi formativi, scolastici sociali e sanitari del territorio.

La struttura eroga tutt’oggi assistenza anche ai ciechi anziani che ne chiedano il ricovero, al fine di arginare le situazioni di emarginazione e isolamento nelle quali spesso vive il cieco anziano che, ai problemi derivanti dall’età avanzata unisce quelli legati alla grave disabilità visiva, subentrata in tarda età.

Molto ricca è l’attività che l’Istituto svolge all’estero attraverso progetti di scambio e cooperazione finalizzati a garantire ad ogni giovane non vedente l’integrazione nella vita scolastica ed extra-scolastica, favorendone la crescita e la socializzazione con gli altri soggetti, per costruire percorsi di cittadinanza che permettano a ciascuno di trovare un proprio posto riconosciuto e positivo all’interno della comunità locale.

Oggi i locali dell’Istituto vengono utilizzati e resi fruibili al pubblico anche per l’organizzazione di eventi culturali.